Assunta Corbo è giornalista freelance da sempre, svolge attività di ghost writing per professionisti e aziende. Partecipa a eventi come speaker portando la sua esperienza giornalistica e professionale.
È autrice di “Dire, fare… ringraziare” nel quale si chiede: cosa significa vivere nella gratitudine?
Non basta dire semplicemente grazie. Significa essere davvero consapevoli di quello che ci accade, di ciò che proviamo e di ciò che, ogni giorno, riceviamo in dono dagli altri e dalla vita stessa. Un libro per scoprire il potere della gratitudine attraverso il racconto delle sue esperienze personali ed esercizi pratici che tutti possiamo fare.
L’ultimo libro che ha scritto è “Empatia digitale”. Un saggio nel quale Assunta afferma: “Le parole sono di tutti, il contenuto è personale”.
Quindi, è responsabilità di ognuno scegliere quali parole mettere una in fila all’altra. Da questa scelta dipende il messaggio che doniamo al mondo.
Empatia digitale è un libro che fornisce punti di vista differenti sulla modalità con cui oggi comunichiamo.
Un saggio che vuole parlare a chiunque apra i social media ogni giorno e decida di condividere una storia. Siamo tutti immersi nel flusso delle informazioni e generiamo contenuto ogni volta che pubblichiamo un testo, un’immagine o un video.
Assunta è divulgatrice in Italia del Giornalismo costruttivo e del Giornalismo delle soluzioni (Solutions Journalism).
Nel 2019 ha fondato il Constructive Network, una rete di oltre 60 professionisti dell’informazione che credono in un giornalismo che sceglie di raccontare non solo i problemi, ma anche le soluzioni.
Al taglio tradizionale del giornalismo, quello delle 5W (Who – When – What – Where – Why), si aggiunge una domanda fondamentale, che si rivolge direttamente al futuro e alla proposta di soluzioni: What now? Cosa accade ora?
Il 5 marzo 2021 è nato il primo giornale online di Giornalismo costruttivo e delle soluzioni in Italia, News48.it, gratuito e indipendente, di cui Assunta è fondatrice e direttore responsabile.
– Essere giornalista “è un mestiere, ma non come tanti. Non è una cosa che fai andando a lavorare alle 9 del mattino e uscendone alle 5 del pomeriggio; è un atteggiamento verso la vita che muove dalla curiosità e finisce col diventare servizio pubblico: è missione”.
Dice questo Tiziano Terzani a proposito del giornalismo. Lo trovo affine al tuo modo di fare giornalismo: sei una professionista attenta, ti immedesimi nel lettore, costruisci contenuti che se ne prendono cura.
Quindi, quali caratteristiche devono avere a tuo parere i giovani che vogliono avvicinarsi alla professione?
Le parole di Tiziano Terzani risuonano tanto in me e sono un mio mantra anche nei momenti in cui sembra complicato occuparsi di questa professione. Sono forti, potenti e raccontano una vocazione più che una professione. Ti ringrazio per averle citate. I ragazzi che oggi scelgono di essere giornalisti credo debbano uscire dalla logica che questa sia una professione come altre. Si tratta di un continuo viaggio nella curiosità, nell’ascolto, nell’osservazione. Un giornalista vive con una costante domanda nella testa: di cosa ha bisogno il lettore? Ed è una domanda che vibra a qualunque ora del giorno e della notte. Le ispirazioni migliori per un buon articolo arrivano dalla vita quotidiana: quella che viviamo noi e quella che osserviamo negli altri. Essere di aiuto, guidare il lettore a comprendere la complessità del mondo, offrire nuove storie e punti di vista costruttivi. Il giornalismo in cui credo fa questo e i ragazzi, che sono attenti osservatori, sono perfetti per abbracciare questa professione. Hanno quel guizzo creativo che troppo spesso manca nell’informazione.
– E chi esercita la professione da tempo, invece, cosa può – e deve – insegnare ai giornalisti del futuro?
La fiducia e l’entusiasmo. Sono due elementi che, purtroppo, sembrano mancare in molti dei professionisti che ancora oggi praticano. Quando incontro i giovani a scuola molti di loro mi raccontano di un giornalista adulto che li ha invitati a cambiare obiettivo. “Lascia stare il giornalismo è complicato farlo in Italia”. Trovo questo un danno enorme ai sogni dei ragazzi e alla professione. Il giornalismo oggi è certamente un percorso complesso ma non per questo senza speranza. Occorre crederci, avere fiducia, allenare l’entusiasmo e proporre un nuovo modo di fare giornalismo. Io amo dire loro di esplorare la professione e di trovare nuove prospettive e nuove visioni. Il giornalismo costruttivo, in cui credo e che ho portato in Italia, è una di queste nuove opportunità. Ridare credibilità a una professione importante per la comunità e che non sarà mai destinata a sparire. Piuttosto vedo il cambiamento nel suo futuro.
– In piena era del digitale, quali sono gli strumenti che ogni aspirante giornalista deve avere nella sua cassetta degli attrezzi?
Un giornalista oggi deve necessariamente essere un professionista aperto a tutto quello che il digitale offre. Intendo dire che occorrono nozioni di personal branding, content marketing, storytelling, social media management. Non possiamo più pensare che il lettore venga a cercarci: siamo noi a dover intercettare lui e mostrargli il giornalismo in cui crediamo. I social media, per esempio, sono un potente mezzo per veicolare le nostre storie, i nostri valori e le nostre competenze. E sono anche il luogo in cui attuare l’ascolto digitale che ci fa intercettare i bisogni dei lettori rispetto alle problematiche sociali di cui possiamo parlare.
– Quali consigli ti senti di dare ai giovani giornalisti nell’uso dei social network per il loro lavoro?
È un consiglio che darei a tutti i giornalisti: giovani e meno giovani. Usare i social network come uno strumento che genera ogni giorno nuove opportunità. Trovare il proprio linguaggio nel rispetto della propria autenticità ed essere costanti nella narrazione. Così veniamo scelti oggi: da chi vuole lavorare con noi e dal lettore. Leggere tra i commenti, perdersi tra i post delle persone comuni e intercettare i dibattiti attivi. Una volta fatto questo alimentarli se costruttivi e cercare altre storie per modificarli quando sono distruttivi.
– Quale visione del mondo deve avere un aspirante giornalista per entrare a far parte del network di giornalismo costruttivo che hai fondato?
Deve essere orientato alla speranza costruttiva: quella che nasce dalla rabbia del “io non ci sto!” e guarda al cosa possiamo fare per cambiare le cose. Il giornalismo costruttivo e delle soluzioni è questo: una visione al futuro che offre l’opportunità di fare meglio. È un giornalismo che educa il lettore e lo aiuta a uscire dallo stato di impotenza in cui ci gettano le notizie come vengono presentate. Preso atto di un qualunque problema del nostro tempo là fuori c’è sicuramente qualcuno che sta facendo qualcosa per offrire un modello costruttivo. Dobbiamo cercarlo, raccontarlo e condividerlo perché possa essere di aiuto ad altri.
Se hai domande sull’intervista, o curiosità sui temi trattati, contattami sui canali social di Valory App, il 1° social responsabile che sostiene i giovani, sarò felice di risponderti e di avere uno scambio di opinioni.
Oppure, scrivi le tue riflessioni, le tue curiosità, le tue domande nei commenti qui sotto.
Se ami il giornalismo costruttivo e vuoi metterti a confronto con professionisti del settore per confrontarti e vincere un’esperienza sul campo puoi partecipare al CONTEST SCRITTURA #60RIGHE organizzato da Constructive Network all’interno di Valory App. Hai tempo fino al 02 maggio ore 23:45, il tuo lavoro verrà valutato dalla giuria presieduta da Assunta Corbo e potrai vincere:
-Incontro a tu per tu con Mariagrazia Villa, docente universitaria IUSVE, giornalista e scrittrice.
-Pubblicazione dell’articolo sul blog Bevalory e sulle pagine di @constructivenetwork
Ti aspetto su Valory App
Mariangela Campo